La mia rara & dolce metà

Mondovì centro città

Il suo nome è Steven, segni particolari: edonista e spirito libero quanto me!

Si narra che un mattino d’inverno abbia preso dei carboni ancora ardenti dalla stufa a legna dell’amica della porta accanto e li abbia avvolti dentro una stagnola. Nel suo zaino aveva un paio di birre ancora fredde di frigo da 33cl e una manciata di rostelle. In compagnia del suo fedele Balù si era addentrato nel bosco, aveva acceso il fuoco con la brace ancora rovente e man mano che gli arrosticini cuocevano e erano pronti condivideva dei pezzetti di carne brucente con il suo amico a quattro zampe. Per me il sapere creare un momento speciale con così tanta semplicità è sinonimo di libertà!

Ha un corpo che sembra uscito da una rivista di moda, è alto, fisico slanciato, capello lungo e ha stile quando si tratta di abbinare capi di abbigliamento e i vari colori. Una mattina si trovava a Bologna davanti al portone di uno storico palazzo; si era appena girato e acceso una sigaretta, indossava i Ray-Ban e il sole gli illuminava il viso. Per caso un regista passava di lì in bicicletta, si stava in realtà prendendo una pausa da un cortometraggio che stava girando a qualche centinaia di metri da lì, e non riuscì a fare a meno di chiedergli subito se fosse stato disposto a fare un provino per una parte che avrebbe voluto affidargli. La vita ha sempre delle sorprese incredibili in serbo per noi!

A volte fa colazione con del caffè versato nel bicchiere, quando si sente più fantasioso con grissini inzuppati nel caffellatte, altre volte prepara delle colazioni all’inglese, o come piace dire a me, all’irlandese che sono da capogiro! Qui sotto ne avete un assaggio! Slurp!

Nel nostro nido in montagna

Le margherite insegnano!

versione contadina 🙂

Solo di recente ho capito cosa intendesse Jigorō Kanō (1860-1938), fondatore del jūdō, riferendosi all’obiettivo ultimo di questa disciplina. “Ju” significa cedevolezza, non resistenza, flessibilità, arrendevolezza. Si intende non opporsi alla realtà dei fatti ma cercare di assecondarli, di seguire la corrente, di piegarsi e non spezzarsi.

Attualmente mi sto dedicando alla floricoltura e è capitato di dover “radere al suolo” un’intera serra di margherite per via di una complicazione degli steli. Nonostante lo sconforto per aver impiegato più di otto mesi per far crescere delle piante che solo una volta fiorite si sono rivelate invendibili per il motivo accennato qui sopra, senza troppo piangere sul latte versato, abbiamo rancato le piante e seminato altro.

Per qualche meccanismo inconscio questo episodio ha risvegliato la judoka che è in me; e così ho paragonato un’intera serra di margherite a un randori (combattimento libero) in cui le piante mi hanno sfidato, forse hanno anche vinto, ma non è questo che importa perché mi sono comunque rialzata poco dopo. Così come fanno i judoka che cadono e si rialzano innumerevoli volte. Non solo, ma nel judo vince chi osa di più. Sarebbe più sicuro dedicarsi alla monocoltura, evitando imprevisti dettati dell’inesperienza su altre coltivazioni, ma non è quello che mi ha insegnato il judo praticato a livello agonistico per più di 8 anni!

Il judo (“ju” cedevolezza e “do” via spirituale) è una vera e propria filosofia di vita. Una volta fatta propria la sua essenza è applicabile a ogni situazione del nostro quotidiano.

https://youtu.be/HLtzK-mDF7k

Ti prego, non rimandare!!!

Esci dalla tua zona di comfort e affronta l’infinito 🙂

Bella bro! Yo-yo!

L’1 di marzo per molti paesi, tra cui Romania, Bulgaria, Moldavia, Grecia e Macedonia del Nord, è Mărțișor una festa tradizionale che celebra l’inizio della primavera. E’ ufficiale, è iniziato uno dei mesi più significativi dell’anno! Primavera è sinonimo di fiori che sbocciano, amori che nascono, idee e progetti che prendono il via, è un mese in cui siamo inondati dall’energia del sole che splende lassù ma non ci scotta!

Scrivendo questo articolo esorto tutti, me compresa, di cogliere l’attimo, seguire il proprio istinto, la propria vocina interiore e realizzare qualcosa che, ahimè, forse abbiamo tenuto nel cassetto un pò troppo a lungo.

C’è chi ha finalmente iniziato una dieta, chi si è deciso a stampare Curriculum Vitae a raffica e a disseminarli in giro per la città fiducioso che là fuori ci sia un lavoro che fa proprio al caso suo. E ancora chi ha lasciato un impiego e si sta per trasferire in un’altra nazione per iniziarne un altro, chi ha piantato un seme nel proprio giardino, chi invece ha già iniziato a raccogliere i frutti, e chi più ne ha ne metta!

Se sei in movimento, l’intero universo si muove con te e come un magnete inizi a attrarre persone e eventi che fanno al caso tuo ora, proprio ora. Tra le pagine del libro “Le donne che corrono coi lupi” ho letto che l’istinto è come un muscolo, va regolarmente allenato altrimenti si atrofizza. Nel caso in cui ci sentissimo indolenziti è del tutto normale, arriviamo da un inverno in cui ne abbiamo viste di cotte e di crude e bisogna dare tempo al corpo e lo spirito di rimettersi in moto, ma non aspettare!

Inizia con semplici gesti ma significativi. Quando fai qualcosa mettici l’intenzione, credici. Un limite che accomuna tutti noi è il pregiudizio. Quante volte rinunciamo a metterci in discussione, a provare una strada alternativa per timore di sbagliare o di essere rifiutati. Colpa dei nostri pensieri limitanti che ci bloccano prima ancora che possiamo agire. Vi faccio un esempio.

Letteralmente sotto casa mia hanno aperto da meno di due anni un outlet del lusso. Nonostante sia rientrata in Italia da più di sei mesi, ho portato il curriculum nelle varie boutique soltanto oggi! Perché? Perché ho dato ascolto al mio pregiudizio che diceva: “Non hai mai lavorato in un negozio di abbigliamento né tantomeno nel settore del lusso”, “in questo momento non c’è lavoro, con che faccia vai a proporti chiedendo se ci sono delle posizioni aperte?”, “sicuramente non andrai d’accordo con i tuoi futuri colleghi perché non sei una fashion victim!”

Se invece avessi visto le potenzialità sia mie che del posto avrei pensato: “sono all’altezza perché parlo fluentemente 4 lingue e ho lavorato nel servizio clienti per più di 5 anni rispondendo a richieste di clienti di ogni nazionalità per prodotti destinati a un pubblico giovane nell’ambito dei biglietti e concerti dal vivo e una clientela over 40 nell’ambito dei dispositivi medici, esperienza più recente”, “sarei inoltre state entusiasta per la opportunità di vivere in Italia e parlare più lingue durante la mia giornata lavorativa, a contatto con clienti internazionali.”

Spero che condividendo ciò vi abbia dimostrato quanto siano limitanti i nostri pensieri e pregiudizi sulle cose. Nel dubbio, si possono valutare i pro e i contro mettendoli per iscritto su un foglio bianco, è incredibile quanta chiarezza si riesca a fare. E ora non posso che augurarvi di avere le energie per fare il primo passo, una semplice azione, per fare materializzare poco a poco i vostri desideri! Hasta el luego!

Clicca qui per vedere il video Ti prego, non rimandare!!!

Il paradiso all’improvviso!

Ponte Vecchio, Firenze

Una settimana fa ho caricato un altro video (clicca qui per vederlo!), in cui parlavo di quanto siano stati tosti e impegnativi per me gli ultimi sei mesi. Da un periodo molto creativo durante il quale ho riscoperto la pittura, il giardinaggio, ricette casalinghe e molto altro sono, tutto ad un tratto, sprofondata in uno stato di agitazione, incertezza e scarsa lucidità mentale. Il mio malessere interiore era talmente acuto che ho cercato risposte confrontandomi per la prima volta con uno specialista che, ahimè, riceveva solo da remoto tramite telefonate, il che non ha reso pratico il mio bisogno di esprimermi e essere capita. In un momento in cui mi sentivo smarrita, avrei voluto avere una persona di fronte a me, con cui interagire tramite non solo la parola ma anche sguardi, espressioni del viso e linguaggio del corpo.

Dopo sole tre sessioni, in cui si, ho ricevuto consigli utili su come affrontare i miei stati d’animo altalenanti, presi la decisione di spezzare “le catene” di cui mi sentivo in trappola tornando a casa in Italia dopo aver collezionato 13 anni di esperienze in giro per l’Europa e dintorni.

Il motivo per cui nel video condivido la mia storia senza filtri, ammettendo una certa vulnerabilità, è perché sono certa che altre persone hanno provato in maniera più o meno intensa gli stessi sentimenti e effetti collaterali del periodo che stiamo vivendo; e spero possano trovare nelle mie parole una sorta di supporto se necessario.

Una storia a lieto fine…

Situazioni difficili ci rendono più forti e è importante accettarle e affrontarle nel momento in cui si presentano, o perlomeno fare del nostro meglio per non contrastarle. Ad esempio, per dei mesi ero talmente stanca al punto di addormentarmi in pieno giorno, dopo aver letto neanche un paragrafo del libro. O ancora, andare a fare delle commissioni, mi costava fatica perché inevitabilmente mi agitavo anche se non ce n’era alcun motivo. Per quanto surreale fosse essere a disagio ad andare a fare la spesa o entrare in un negozio, mi sono data tempo, credendo fermamente che prima o poi sarebbe passato tutto. E così è stato!

La cura fai da te è stata la campagna. Il contatto con la terra e le piante mi ha disintossicato la mente da pensieri e preoccupazioni superflue ma che, più gli davo importanza, più diventavano sempre più grandi.

La mia storia è a lieto fine perché è da più di un mese a questa parte che sto di nuovo bene e non ho avuto bisogno né di uno specialista né di prendere alcun farmaco. Questa sera sto scrivendo l’articolo da una camera di hotel in centro a Firenze. Qualche ora fa camminavo solitaria per le vie di questa splendida città quando mi sono imbattuta nel Duomo. Che meraviglia! Sarò in Toscana per un paio di giorni, vagando per le città di giorno e inventariando negozi la sera! Se non trovassi sempre un pretesto per andare a spasso non mi chiamerei “Super Ale on the road”!! XD

Guarda il video!! Clicca qui!

Cogli l’attimo!

Vi racconto la giornata di sabato perché è stata particolarmente ricca di sorprese. Il mattino mi butto giù dal letto e mi vesto in fretta e furia perché i miei riescono a darmi uno strappo in centro solo di lì a poco. Cerco nell’armadio pantaloni e felpa rigorosamente neri perché in tutto questo tra un paio d’ore inizio a lavorare. Quindici minuti più tardi salto in macchina e dopo un’altra manciata di minuti salto giù perché arrivata a destinazione.

Senza avere ancora avuto il tempo di pensare a come ingannare le prossime due ore mi dirigo verso il porto e mi ritrovo davanti questo spettacolo! Il sole aveva appena deciso di farsi spazio tra le nuvole e di illuminare le onde del mare mentre si infrangevano grintose e spumeggianti sulla scogliera. Quasi incantata rimango lì seduta su un sasso a godermi il caldo dei raggi sul viso intervallati da spruzzi di acqua salata.

Sanremo

Sono sul marciapiede che assaporo l’atmosfera di un piacevole sabato mattina, adoro camminare senza meta per le vie del centro finché non mi viene in mente cosa fare di lì a poco. Per caso passo davanti alla Tavernetta, focacceria storica di Sanremo; subito un profumo di sardenaira e farinata appena sfornate mi pervadono e non resisto. Entro e prendo anche un bicchiere di spuma ma non potendo consumare all’interno del locale, un attimo dopo sono di nuovo per strada.

Non desisto dal mio desiderio di gustarmi in pace questo piccolo peccato di gola e mi installo vicino a un blocco di cemento su cui appoggio bicchiere e l’incarto della focaccia. Tempo di fare il primo morso e una coppia mi raggiunge, in quell’attimo condividiamo la stessa bramosia di assaporare quel pezzo di sardenaira così morbido e fragrante, su cui è stato appena spennellato un olio con capperi, acciughe e origano, una vera delizia. Uno scambio di sguardi e scoppiamo tutti e tre in una risata per il piacere condiviso in quel momento.

Guardo l’ora e mi avvio verso il negozio di abbigliamento in cui inizio il turno; oggi sono in veste di addetta all’inventario domani chi lo sa! Inizio a contare e a scannerizzare uno ad uno i codici a barre di calze, mutande, boxer, reggiseni, per poi passare a gonne, pantaloni, piumini, giacche di pelle, magliette e altro, altro ancora… quasi senza sosta. Per quanto la mia felicità sia ingiustificata, vista la mansione ripetitiva e basilare, armata di pistola scanner a sinistra e di etichetta a destra sono felice.

Lo sono perché sono in mezzo alle persone che in questo momento stanno facendo esattamente la stessa mia cosa, contano. Negli ultimi anni mi sono ripetuta sovente la parola non giudicare perché non sai mai la storia di una persona o del perché in quel momento della sua vita si trova esattamente lì, proprio dove sei tu, e anche se non vi parlate i vostri destini in qualche modo si intrecciano.

Io ad esempio non ho mai sopportato le parole disoccupazione e cassa integrazione per cui piuttosto che rimanere a casa ho iniziato un lavoro che per passa parola è venuto a bussare alla mia porta e ho deciso di dargli il benvenuto al di là della mansione in sè. L’essere grati e riconoscenti per tutto quello che ci capita tra le mani è un segno di rispetto nei confronti della vita, che ci strattona continuamente da un posto all’altro prima ancora che ce ne accorgiamo.

La pausa l’ho fatta seduta a un tavolino in penombra di una pizzeria; ho chiesto se fosse possibile uno strappo alla regola per non mangiare su una panchina! Nonostante la situazione surreale di dovermi nascondere per poter cenare a un tavolo, il gestore del locale non mi ha fatto mancare proprio nulla e mi sono sentita la sua miglior cliente della serata. Ogni tanto si avvicinava al tavolo per assincerarsi che non mi mancasse nulla e spazzolata via la pizza abbiamo brindato con un amaro.

E rieccomi nel negozio a bippare calze, mutande e reggiseni, è ormai sera, e la passo così. Infine, in cima alla scala per arrivare all’etichetta del foulard di un manichino sorrido tra me e me pensando alla frase: la vita è un susseguirsi di “qui e ora”. Rendi unico ogni momento a partire da adesso. E così decido di fare!

Perle di saggezza da condividere XD

Prendimi se riesci!

vigneto in Emilia Romagna, gennaio 2021

Esattamente un anno fa conoscevo un ragazzo sardo in Irlanda. Gli anni che ho vissuto lì ho sempre trovato singolare che tanti coetanei si trasferissero da un’isola, Sardegna, per andare a vivere su un’altra isola, Irlanda. Per me che arrivo dalla terra ferma, la scelta di alcuni di trascorrere l’intera vita su due isole la trovo curiosa soprattutto perché non si ha la comodità di esplorare terre vicine con qualsiasi mezzo di trasporto si voglia; ma veniamo al succo del discorso… dopo neanche una settimana che io e Alessandro ci frequentavamo mi aveva dato il nomignolo “catch me if you can” prendimi se riesci!

Diceva che una delle cose che più mi distingueva era il fatto che fossi una trottola! Tempo che gli raccontavo dov’ero, un attimo dopo ero da tutt’altra parte. In realtà già altri amici avevano notato questa mia particolarità; in una delle cartoline che ricevetti da un’amica di Edimburgo qualche anno fa, c’era scritto “I’m missing my friend, you’re a bubble of energy” mi manchi, sei una bolla di energia. E ancora, di recente, mi hanno soprannominato meteora; sembra che ovunque vada lasci il segno XD

Come racconto in questo video, impaziente come non mai di vivere nuove avventure; in una manciata di ore ho affittato una macchina, inviato la mia candidatura per due giorni di inventari in Emilia-Romagna e il lunedì sono partita. L’idea era di avere la scusa del lavoro per poter evadere oltre il confine della mia regione e così è stato; solo che ho finito per prenderci gusto quindi sono rientrata a casa dopo otto giorni.

La mia giornata tipo era svegliarmi in tempo per la colazione, prendere la macchina e raggiungere la città in cui la sera avrei fatto l’inventario. Camminare e perdermi un paio d’ore senza meta per i marciapiedi e le vie della città in cui ero, assaporandone l’atmosfera, la storia, la cultura mischiandomi tra la gente locale. Prima dell’ora del tramonto rientravo nella struttura dove pernottavo, mi godevo il caldo dei termosifoni dopo essermi congelata a stare fuori tutte quelle ore, cenavo alle 19 e alle 20 mi dirigevo presso il supermercato per l’inventario.

Conoscendomi, ci crederete quando vi dirò che durante le ore diurne sono riuscita a visitare ogni giorno un posto diverso e a fare amicizia tra gli scaffali la sera! Ho lavorato in ipermercati enormi il cui staff solo addetto alla conta era tra le 80 e le 100 persone.

Anche se viaggiavo da sola mi sentivo parte del tutto e ad essere sincera non vedo l’ora che ricapiti! Nel frattempo, clicca qui per vedere il video di cui ho accennato prima 🙂

Calendario gennaio 2021

Tornare per ripartire

Il cuore di Greg by Gregorio Mancino

Tra gli scaffali di un supermercato ho conosciuto una ragazza italiana che ha vissuto ben 4 anni tra Nuova Zelanda e Australia.

Sono le tre di mattina, finito l’inventario e consegnati gli scanner alla cassa ci avviamo verso l’uscita. Lei si accende una sigaretta e io decido di farle compagnia tanta è la curiosità di saperne di più della sua avventura oltre oceano.

Mi racconta che a un anno dal suo rientro si pente di essere tornata in Italia; le ragioni le potete immaginare, nel nostro paese non c’è futuro per i giovani, il lavoro non si trova, ecc ecc. Io l’ascolto attentamente e nel suo racconto rivedo la mia storia. In Australia era riuscita a fare carriera ottenendo in poco tempo un ruolo di responsabilità, ma tolto il lavoro le mancava tutto il resto; l’amicizia e la famiglia. La mia esperienza è molto simile ma il punto è: come è possibile che chi ha vissuto all’estero ha più facilità a ottenere quel che desidera in un luogo straniero rispetto al proprio paese?

Quando dico di essere italiana, le persone sgranano gli occhi e dipingono “lo stivale” come uno dei posti più incredibile che ci siano. E mi chiedo come sia possibile che persone come me, riescano a realizzare i propri desideri in terra straniera ma non sono mai riusciti a casa propria? Sarà mica il condizionamento sociale, questo continuo mormorio di gente che ripete da sempre che in Italia non ci sono opportunità e sbocchi per i giovani talentuosi?

E così decido di sfidarmi. 13 anni fuori casa mi hanno inevitabilmente fatto crescere. Oltre ad avere lavorato in diversi paesi mi sono anche interfacciata con colleghi e amici di varie nazionalità e culture. Quindi la sfida consiste nel riuscire a ottenere entro qualche mese un lavoro che mi gratifichi e soddisfi. Ho inoltre intenzione di esplorare posti limitrofi in cui non sono mai stata; in pratica fare tesoro di quello che già mi circonda senza andare, per l’ennesima volta, in cerca di tutto questo altrove! Ho anche un video su YouTube, clicca qui per vederlo.

Ah dimenticavo! Buon 2021!!!! Che sia un anno STREPITOSO!!

E ricorda..a ogni caduta corrisponde un’impetuosa risalita! Ormea dicembre 2020

Onde argentate

Tramonto, Bussana di Sanremo

E’ la vigilia di Natale, sono le 19 circa e tutta l’Italia è in zona rossa. Un anno fa questa terminologia avrebbe intimorito qualcuno, quasi sembra riferito a uno stato di guerra!

Oggi tutti sappiamo cosa vuol dire, libertà limitata ma solo se lo permettiamo.

Cammino solitaria sul lungomare, l’aria fresca mi accarezza il viso e le onde spumeggianti si infrangono una dopo l’altra sulla mia destra. L’unica persona che incontro è un uomo con la sua canna da pesca che vedendomi accenna un saluto alzando il mento. Inutile soffermarmi sul fatto che mai, prima d’ora, mi sono ritrovata a camminare prima del cenone della vigilia di Natale; quest’anno è diverso per tanti di noi ma ciò non vuol dire che non sia comunque speciale.

Coccolata dal rumore del mare arrivo fino alla fortezza e lì rimango incantata a guardare la luna splendere nel cielo blu. Passa qualche istante e mi accorgo del suo riflesso sul mare che con mio grande stupore crea delle onde argentate. L’atmosfera è magica e allo stesso tempo surreale, siamo soltanto io, la luna e il mare.

In lontananza sento le campane del Sacro Cuore di Bussana, sono le otto, è ora di rientrare per cena. Tornando verso la macchina passo a fianco a delle case le cui finestre lasciano intravedere l’interno..vedo un albero di Natale cosparso di palline e luci colorate che si illuminano a intermittenza, uno schermo al plasma che trasmette l’incanto di New York completamente innevata e poi una bimba che sorride a suo nonno mentre le sussurra qualcosa all’orecchio.

Ora più che mai abbiamo l’opportunità di ridare valore alle cose semplici, sfruttiamola fino in fondo!! Testa tra le nuvole? Vuol dire che sei capace di volare!!!!!

Mazzo di tulipani regalato a un’amica

Resoconto 2020

Irlanda 2020 – foto by Ari Anna

Era gennaio quando in cerca di emozioni forti presi la decisione di dare le dimissioni e partire per un viaggio di sola andata con zaino in spalle direzione Sud America. Il tutto è documentato in questo articolo scritto da me e pubblicato sul noto blog viaggiosoloandata. In realtà le cose non sono proprio andate secondo i piani dal momento che di lì a poco scoppiò la pandemia!! E così rimasi in azienda per altri 9 mesi lavorando da remoto.

Era giugno quando Ilaria di viaggiosoloandata mi intervistò per il podcast Il mio viaggio in quarantena. Tutti i paesi stavano per riaprire i propri confini e allentare le restrizioni e tutti speravamo a un ritorno alla normalità. Alla domanda “Prenderai in considerazione un altro viaggio a lungo termine?” risposi che sarei piuttosto rimasta in azienda e avrei preso un paio di settimane di vacanza per viaggiare in autonomia.

A luglio un secondo articolo intitolato Lavorare come nomade digitale in azienda raccontava della mia esperienza di smart working; a bordo di un’auto noleggiata avevo al tempo stesso lavorato e viaggiato unendo l’utile al dilettevole spinta da un forte desiderio di evadere dalle quattro mura casalinghe in cui avevo trascorso giorno e notte gli ultimi 4 mesi. A fine mese prenotai un volo per tornare una settimana in Italia.

Era settembre quando l’Irlanda minacciava un secondo lockdown che sarebbe successo di lì a poco e la mia mente reattiva non sopportava l’idea. E così diedi le dimissioni una seconda volta a distanza di 9 mesi (la durata di una maternità), impacchettai due anni e mezzo della mia vita irlandese, lo feci con poca disinvoltura; la mia era una scelta dettata dalle circostanze, l’azienda avrebbe continuato con il lavoro da remoto fino a data da destinarsi e io non sopportavo l’idea di non avere più interazioni reali con i miei colleghi. Immaginarmi a casa in una stanza davanti al monitor per otto ore al giorno per poi, finito lavoro, collegarmi al mio computer personale per praticare sport da remoto era una situazione che preferivo non ripetere. Erano esattamente 9 mesi che avevo preso la decisione di cambiare e mi dissi che quello era il momento di agire. Salutati tutti gli amici presi il volo di solo andata, direzione Nizza.

Ad aspettarmi in aeroporto c’erano mamma e papà, felici come non mai di riabbracciare la loro figliola! Il giorno dopo ero già in campagna circondata da decine di girasoli. Un nuovo capitolo?! Di questo vi parlerò nel prossimo articolo!

serra di girasoli, estate 2020

La mia casa-ufficio operativa 24/7

Irlanda, marzo 2020

Vivo fuori casa da quando ho 18 anni. Ad oggi ho un bagaglio di convivenze di ogni tipo; ho vissuto in 5 città diverse, cambiato 16 case, condiviso lo stesso tetto con più di 30 persone in totale provenienti da ogni parte del mondo (Cina, Costa d’Avorio, USA, Colombia, Venezuela, Romania, Irlanda, Francia, Spagna e Italia) ma una convivenza come quella dei mesi scorsi non mi era mai capitata.

Lo scorso marzo la mia azienda ci ha comunicato il giovedì per il venerdì che avremmo iniziato a lavorare da casa per un paio di settimane. Quest’ultime, come ben ricordate, sono diventate mesi. Dall’oggi al domani io e le mie due coinquiline ci siamo ritrovate a vivere in simbiosi ma a rendere il tutto più singolare è stato l’orario di lavoro di ognuna.

Io e Amelie accendiamo tutte le mattina il laptop alle 8.30 mentre Sophie a quell’ora lo spegne; eh già, lei fa il turno di notte altrimenti non avrei intitolato questo articolo casa/ufficio H 24!! Ma la cosa più curiosa è come ci alterniamo, perché come potete immaginare lo spazio è quello che è. Quindi la sera, poco prima della mezzanotte, al rientro dalla mia solita passeggiata notturna, busso alla porta di Sophie e mi assicuro che sia sveglia, poco dopo di solito ci incontriamo sulle scale, lei ancora un pò assonnata sale in salotto e mi augura la buona notte io contraccambio augurandole buon lavoro e scendo giù in camera.

Lavoriamo sulla stessa scrivania, che in realtà è un tavolo da cucina; il mattino mette da parte il suo monitor, tastiera e mouse e in maniera precisa e puntuale ci alterniamo, io accendo il mio laptop e lei spegne il suo e soddisfatta per essere riuscita a rimanere sveglia durante il turno si avvia verso la sua camera per una scorpacciata di serie tv.

Sophie è irlandese, tra me e lei c’è un rispetto reciproco e nonostante siamo due opposti andiamo molto d’accordo. Mentre io pitturo o disegno lei guarda qualche puntata del suo tv show preferito, mentre io cucino lei ordina cibo da asporto, mentre esco fuori perché finalmente è uscito un raggio di sole lei si rintana in camera e chiude le tende. Prima di marzo abbiamo vissuto insieme un paio di mesi ma ci incontravamo a malapena mentre ora ognuna conosce quasi alla lettera le abitudini dell’altra.

E così la nostra dimora è diventata in un battibaleno anche un ufficio operativo a tutte le ore e giorni della settimana. Per combattere la noia dopo lavoro, io ho iniziato a dare sfogo alla mia vena artistica iniziando a disegnare e dipingere tele e supporti di ogni genere, Sophie ha affittato una chitarra e si diletta a canticchiare e suonare. In tutto questo Amelie, che lavora dalla sua camera, ha iniziato a occuparsi di giardinaggio e ha disseminato piante e fiori per tutta la casa. Giunte alla fine del confinamento tra le quattro mura, oggi riesco a tirare un sospiro di sollievo e a dire che dopo tutto l’abbiamo vissuta bene; una sorta di esperimento sociale che nel nostro caso ha avuto successo.

Quando Sophie un paio di mesi fa ha ricevuto la conferma di ammissione a un college americano, le ho regalato una bustina di semi di fiori coloratissimi. Dopo averli seminati, era talmente entusiasta all’idea di vedere crescere la sua pianta che, vi giuro, ogni mattina mentre ero già dietro il monitor a digitare freneticamente sulla tastiera, lei saliva in soggiorno e contemplava per qualche istante i germogli appena nati.

Ora Sophie si trova dall’altra parte del mondo, in America. Ha raggiunto parte della sua famiglia e sta per raggiungere il suo obiettivo che è quello di completare un master di alto livello in un settore molto specifico. La sua stanza è vuota e probabilmente perché abbiamo vissuto così tanto in simbiosi, la penso spesso e quasi mi manca l’dea di vederla gironzolare per la casa. Ogni tanto, ci siamo truccate e vestite come se dovessimo uscire e poi abbiamo preso un thé con biscotti, abbiamo messo la musica in sottofondo e chiacchierato guardando fuori dalla finestra fiduciose che di lì a poco lei avrebbe potuto raggiungere l’America!

Io, invece, sembra che abbia trovato l’America stando ferma. E’ tutto raccontato in questo articolo! Clicca qui per aprirlo!

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