Sanremo, 25 febbraio 2020
Ho appena finito di leggere le ultime righe del libro “Siamo Liberi” di Elena Sacco, 7 anni in barca e l’avventura del ritorno.
Di tutto il racconto questa è la frase che più mi appartiene (…) Sono nuovamente alla deriva, ma devo trovare la forza di tirare su la vela e rimettermi al vento per un’altra tappa del viaggio. Per la prima volta mi sento in solitario a decidere una rotta. Stavolta non ho il mal di mare. Forse perché sono troppo arrabbiata, o piu’ probabilmente perché il viaggio, stavolta, è il mio.
La prima volta che ho sentito la voce di Elena è stato il gennaio scorso, grazie a un podcast di un’ora pubblicato sul noto blog viaggiosoloandata di Marco & Ilaria.
Per pura coincidenza, ho poi avuto il piacere di incontrare Elena di persona a Milano settimana scorsa, in occasione di un evento, La cultura della resilienza, presso la libreria Covo della Ladra – Ladra di Libri organizzato da EWMD European Women’s Management Development.
Incuriosita quanto ero dalla sua storia, non ho potuto fare a meno che cambiare un volo che già avevo su Bergamo e anticiparlo per arrivare in tempo all’incontro.
Una frase in particolare rieccheggia particolarmente nella mia mente da quando ho ascoltato il podcast ed è: (…) considero l’anno sabbatico necessario. Dovrebbero farlo tutti.
Per quanto le due parole anno sabbatico siano già state assimilate e immagazzinate dal mio cervello nel corso degli anni, questa volta, le ho recepite con forte intensità. Questo perché a dirle, non è stato l’ennesimo ragazzo giovane che dopo gli studi parte all’avventura ma perché a dirlo è una mamma di due figli, donna che io reputo alquanto coraggiosa, che ha vissuto per ben 7 anni in barca a vela.
Durante l’evento a Milano, invece, annoto questi altri suoi pensieri (…) in una situazione di pericolo mi sento libera e viva, rompo gli schemi … mi sento libera di sbagliare, cambiare idea e osare … se proprio devo morire voglio farlo mentre sono viva.
Per me, ora più che mai, queste parole, racchiudono la risposta al mio stato d’animo e impeto di questi ultimi mesi a cui in pochi hanno saputo rapportarsi e convivere.
Limerick, dicembre 2019
E’ sabato mattina, io e la mia amica Lucia saremmo dovute andare al mercato insieme. Sono solo le 10, mi scrive che è pronta tra un’ora eppure inizio a scalpitare.
Ogni fine settimana nutro lo stesso identico sentimento di agitazione. Sono consapevole delle 48 ore di libertà che mi separano dal fatidico lunedì mattina in ufficio. E così è una corsa al fare più cose possibili. In tutto questo sono già stata anche in palestra. Niente, scrivo a Michela che ci vediamo direttamente in centro.
Poco dopo mi raggiunge in città ma io sono già dall’altra parte della città, sono andata vicino al fiume per una passeggiata.
Non c’è niente da fare, quella mattina è un continuo rincorrersi e alla fine lei mi manda un messaggio scocciata. “Ale, sei una sola in questo periodo. Sei sfuggente. Sembra che ti scotti la terra sotto i piedi.”
Mi fermo e rifletto, per arrivare alla conclusione che ha colto il segno e ha pienamente ragione. La adoro per la scossa che mi ha dato.
Non luogo, 31 dicembre 2019
Dopo una settimana in Italia, ritorno in Irlanda a lavoro. Nonostante mi ero data appuntamento con due coppie di amici per cenare insieme fuori, all’ultimo, visto il tempo poco promettente, decidono di annullare.
Vantando amici sparsi qua e là e considerato il mio recente rientro, non avevo organizzato nulla e per la prima volta in 30 anni, passo il capodanno sola a casa. Atmosfera surreale. Avere la consapevolezza che là fuori ci siano milioni di persone che festeggiano mi lascia in una sorta di oblio.
Non mi dò per vinta e penso a cosa mi aspetto dal 2020. Alla mezzanotte, compro una guida online, viaggio a lungo termine sul sito di Marco & Ilaria menzionato prima, e decido che questo sarà un anno dedicato solo e escusivamente a me stessa, a costo di apparire egocentrica e egoista. Con questo mi ricollego alle parole di Elena in cui scrive, (…) perché stavolta il viaggio è il mio.
Dal momento che, come Elena, anche io in passato ho fatto mio il sogno di qualcun altro; quest’anno più che mai ho finalmente deciso di dare ascolto alla mia vocina interiore.
Marina Mele, presidente di EWMD, la sera dell’evento presso la libreria di cui ho accennato sopra, esordisce dicendo che questa associazione promuove la donna in ambito manageriale ma non soltanto professionale. Perfetto, questa affermazione è un’altra risposta al conflitto interiore che stavo passando in questi mesi.
Sono capo squadra del servizio clienti italiano per un’azienda americana che vende dispositivi medici in tutto il mondo. Nonostante diventarlo, poco importa l’azienda, è stato uno dei miei obiettivi principali almeno negli ultimi tre anni, ora, a un anno di distanza dal contratto ambisco a altro, a nuove sfide e ostacoli, questa volta non necessariamente tra le mura di un ufficio, ambisco a spazi aperti e luoghi sconosciuti.
Per cui, nonostante apparentemente le soddisfazioni in ambito lavorativo non mancano, ho sete di avventura, di osare, di uscire dalla comfort zone, e come scrive Elena (…) paura di perdere le radici, di perdere le certezze, di avventurarti nell’ignoto, di rimetterti in gioco, di buttare via tutto per ricominciare … ecco, questo non mi spaventa bensì mi rende VIVA e LIBERA.
E allora ora che le dimissioni le ho date, non resta altro che pianificare il tanto atteso viaggio, direzione America del Sud, solitaria con uno zaino in spalla.
Per chi avesse voglia di partire con me (virtualmente si intende!), ecco dove rincorrermi Super Ale on the road
A presto, Alessia